Parola mia

di Franco Lombardi

N. 44 Chi vive sperando…

Qualche giorno fa, per svagarmi tra un lavoro e l’altro, mi sono riguardato un film del patrimonio italiano: Non ci resta che piangere(titolo quanto mai attuale, direi). Non so se vi ricordate (non posso credere che non l’abbiate mai visto): ad un certo punto c’è una scena in cui Troisi fa la corte ad Amanda Sandrelli. Poiché i due sono separati da un muro, lui le fa credere di essere a cavallo, mentre in realtà sta a cavalcioni sulle spalle di Benigni.
Colto da un’illuminazione, ho messo il video in pausa, e mi sono detto: «Ma guarda che bella metafora! Qua ce ne sono un bel po’ che ci fanno credere di andare a spasso su un bel cavallo, mentre invece se ne stanno sulle spalle di un pugno di poveri disgraziati che li sostengono…».
Non so se mi seguite: senza bisogno di far nomi, quanti tra leader politici e sindacali ci fanno credere di poter contare su un vasto sostegno popolare, nascosti dietro la scatola nera (metaforica o no) dei mass-media? Rappresentanti autoproclamati del popolo, delle classi lavoratrici, dei giovani, degli sfruttati, degli oppressi, dell’opinione pubblica e chi più ne ha più ne metta, da una parte come dall’altra delle Alpi e dello scacchiere politico, si pavoneggiano dandosi un’importanza che in realtà si regge solo sulla minchionaggine di chi se li porta sulle spalle.
I sondaggisti che si arricchiscono grazie alla loro superbia ci sparano percentuali di consenso, ma non ci raccontano mai quanti degli interpellati li hanno mandati squisitamente a cagare.
Lo specchio deformante della doxali fa sembrare più grandi di quanto non siano agli occhi di chi si interessa alle loro gesta e, come nel mito platonico della caverna (niente di nuovo sotto il sole, certo!) li prende per dei mostri spaventosi. Ma basterebbe passare dall’altra parte del muro per rendersi conto della loro ridicola prosopopea.
Resta da sperare che, come Benigni nel film, quelli che li sostengono finiscano per crollare sotto il loro peso e li facciano cadere nella polvere, tra i lazzi e gli sberleffi degli spettatori.

La speranza fa vivere… Buon anno!