Ciao bella, ciao
Ci ha lasciato il 2 settembre Simone Iemmi Cheneau, ultima presidente della storica associazione Fratellanza reggiana nata nel 1933 per aiutare i fuorisciti antifascisti di Reggio.
Lei, Simone, ci era nata dentro, nel 1940 a Drancy. Il padre – operaio alle “Reggiane” e esule politico dai primi anni Venti – ha continuato in Francia ad aiutare i compagni che fuggivano le persecuzioni fasciste attraverso l’associazione, sorvegliata speciale dalla polizia politica al di qua e al di là delle Alpi.
Simone ha vissuto con paura il dover passare, all’età di 4 anni, davanti al campo di prigionia di Drancy – da cui uscivano le urla di chi aspettava di essere deportato nei campi di concentramento nazisti.
La prima volta in Italia, nel ‘46, gli occhi già pieni di loschi figuri e scene molto buie, conosce i cugini reggiani e diventa “la francesina”, che userà come titolo di un libro di memorie terminato di recente.
Studia, diventa dirigente dei servizi demografici del Comune di Drancy prima, responsabile nazionale poi, funzione che ha svolto con grande coscienza: non solo nomi e atti pubblici, ma vite, persone. Ancora due anni fa è andata ad archiviare armadietti pieni di atti civili reduci da lavori di ristrutturazione e quindi non più accessibili, una morte “civile” che ingiustamente si andava ad aggiungere a quella biologica.
Metteva la stessa dedizione nella memoria dell’antifascismo, in quella del territorio di adozione (ha partecipato attivamente alle ricerche sulla storia di Drancy con due associazioni di cui Papyrus drancéen, oltre che all’archivio demografico), nella solidarietà a profughi e senza tetto con il Secours populaire e nella solidarietà tout court. Côté italien, è sempre rimasta legata alla FILEF (Federazione Italiana Lavoratori Italiane e Famiglie) di Reggio Emilia, sempre disponibile a fare progetti, a organizzare incontri, a mostrar loro la realtà francese, così come è sempre stata parte attiva del tessuto associativo italiano nella regione parigina: in questo ha fatto suo il motto di Fratellanza Reggiana “E proprio perché le esigenze della vita ci hanno costretto a lasciare il nostro paese che questo ci appartiene ancora di più”, ricorda Giuliana Castellani.
Con modestia ed umiltà è diventata presidente di “Fratellanza Reggiana”, con illustri predecessori come Cesare Campioli, primo sindaco di Reggio Emilia dopo la Liberazione, Paolo Davoli, medaglia d’oro della Resistenza, Gina Pifferi, grande partigiana… Nel 2009 Simone ha ricevuto la targa di benemerenza dalla Consulta per gli emiliano-romagnoli nel mondo “per l’impegno nel mantenere vivo lo spirito di libertà e solidarietà ereditato da Fratellanza Reggiana, storico sodalizio antifascista a Parigi”. Su questo incarico ha speso parole di grande sentimento: “Ed ora io, già nonna, più francese che italiana, ho ricevuto in eredità, fra tante altre cose, l’immagine indelebile di una Reggio “ideale”; inventata, certo, ma nata dai racconti dei miei genitori, arricchita con i miei propri ricordi e trattenuta dai contatti con i numerosi cugini rimasti al paese. Immagine di quella Gerusalemme “celeste” che portano in sé, fino alla morte, tutti gli ebrei – erranti o no – separati dalle loro radici. Tutto ciò non veicola nessuna nostalgia, nessun falso sogno di ritorno al paese; ha soltanto il fascino di un certo esotismo e nello stesso tempo il volto rassicurante del luogo dove rimane la vecchia casa del nonno, la culla, la sorgente della mia vita. E mia figlia, mamma, ancor più francese, avendo bisogno – come ciascuno – di riferimenti circa le sue origini, si è creata anche lei, lo so, la sua Reggio ideale. E forse suo figlio, un giorno…”.
Così la ricorda Giuliana Castellani, segretaria generale di Fratellanza Reggiana, braccio destro e amica carissima di Simone: “Ha dedicato la sua vita agli altri. Mi ricordo di una donna generosa, infaticabile, curiosa, sensibile e sempre umile”. Un’altra frase ha accompagnato l’omaggio di amici e colleghi: “non si lamentava mai!”. In questa percezione di Mme Cheneau c’è tutta la forza di una piccola grande donna: non si lamentava mai per se stessa, per i colpi che la vita riserva a tutti, ma protestava, eccome, di fronte alle ingiustizie sociali, ai soprusi nei confronti dei più deboli, alle repressioni, memore di un passato che potrebbe tornare, anzi che si sta pericolosamente avvicinando. Questo il senso del bellissimo testo di introduzione che Simone aveva scritto per la mostra “Partigiani e Resistenti: i geni dell’antifascismo: partigiani e resistenti emiliano-romagnoli all’estero” (riprodotto in francese a fianco).
Questo il ricordo che tutti quelli che l’hanno incrociata serberanno e l’esempio per associazionismo e vita sociale di cui abbiamo terribilmente bisogno oggi.
Nota: la biografia di Simone è tratta in parte dalla scheda biografica redatta dallo storica Antonio Canovi per il Catalogo dell’Emigrazione femminile pubblicato dalla Consulta per gli emiliano-romagnoli nel mondo. Ringrazio Giuliana Castellani per aver condiviso i suoi ricordi.
Partisans et Résistants : les gènes de l’antifascisme
Nous sommes encore quelques uns dont la famille, venue d’Italie vit en France, pour certains depuis plus de 90 ans. Même si nous avons gardé l’Italie au cœur, nous aimons la France. Pour plusieurs d’entre nous, cet amour a pu aller jusqu’au sacrifice. Rino della Negra était de ceux-là ;
Rino a vécu dans ce quartier de Mazagran, il a grandi sur ce terreau d’antifascisme que les anciens avaient apporté avec eux et maintenu dans leurs luttes au quotidien. Tout naturellement, il fut de ces résistants étrangers qui ont décidé de combattre ce nouveau fascisme des années 40. Autour de lui, notamment des femmes comme Inès et Gaby, ont participé à la Résistance.
La Fratellanza Reggiana était, à sa création, une association d’entraide d’émigrés italiens originaires de la ville de Reggio Emilia et sa région, réunis autour d’une idée commune, la haine de toutes les formes d’oppression. Nombreux sont ceux qui avaient souffert dans leur chair avant de prendre le chemin de l’exil. Avec l’arrivée du nazisme, beaucoup ont repris la lutte en France, en Italie, en Espagne et certains y ont laissé la vie.
L’histoire de la Fratellanza a toujours été étroitement mêlée à ce quartier d’Argenteuil -où habitaient une grande majorité de ses membres- et ceci jusqu’à ces dernières années. Au bout de 80 ans d’existence, il est vrai que son rôle a changé.
Nous qui sommes encore là et qui sommes les héritiers, nous avons décidé d’être des « passeurs de mémoire » en nous adressant tant aux adultes qu’aux jeunes. Notre tâche a été de recueillir et de restituer les témoignages de ceux qui ont vécu les heures noires du fascisme, qui l’ont combattu. Ce patrimoine humain de plus en plus fragile se devait d’être conservé de toute urgence.
Le fil conducteur de notre recherche « les gênes de l’antifascisme » a été d’écouter ces derniers témoins, ces combattants qui n’ont jamais voulu se contenter d’accepter l’inacceptable, et de voir comment ils ont transmis leurs valeurs à leurs descendants, leur entourage.
L’Association Régionale Emilia Romagna, partie prenante de ce projet, représente une nouvelle immigration, jeunes, lettrés, diplômés, artistes, techniciens, qui, eux-aussi, ont décidé de vivre en France, pour d’autres raisons, mais avec les mêmes idéaux et sont, eux aussi, désireux que ne disparaisse pas la trace des anciens, l’héritage qu’ils nous lèguent ou nous ont légué.
Nos pas nous ont conduits également en Belgique, à Liège à Namur, à Genk où d’autres résistants italiens ont aussi laissé la trace de leur action.
Merci à tous ceux qui ont participé à cette recherches, les témoins, bien mais aussi tous ceux qui nous ont aidés.
Photos: ©Veronica Mecchia